mercoledì 29 dicembre 2010

LA MUSICA

La musica è l'arte e la scienza dei suoni nel tempo. Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche idonee a conseguire determinati gradevoli effetti sonori, che riescono ad esprimere l'interiorità dell'individuo; si tratta di scienza in quanto studio della nascita, dell'evoluzione e dell'analisi dell'intima struttura della musica. Il generare suoni avviene mediante il canto o mediante strumenti musicali che, attraverso i principi dell'acustica, provocano la percezione uditiva e l'esperienza emotiva voluta dall'artista. Il significato del termine musica non è comunque univoco ed è molto dibattuto tra gli studiosi per via delle diverse accezioni utilizzate nei vari periodi storici. Etimologicamente il termine musica deriva dall'aggettivo greco μουσικός/mousikos, relativo alle Muse, figure della mitologia greca e romana, riferito in modo sottinteso a tecnica, anch'esso derivante dal greco τέχνη/techne. In origine il termine non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di "perfetto".
LE ACCEZIONI
Sono state proposte diverse accezioni e varianti di significato del termine musica:
Musica come suono: Una delle più comuni definizioni di musica è di quella di arte del suono organizzato, o - più specificatamente - di arte del produrre significati e sensazioni, più o meno complessi - e comunque di natura volontaria - organizzando suoni e silenzio. Simili definizioni - comunemente accettate - sono state ampiamente adottate sin dal Diciannovesimo secolo, quando si iniziò a studiare scientificamente la relazione tra il suono e la percezione.
Musica come esperienza soggettiva: Un'altra delle definizioni comuni di musica implica che la musica debba essere piacevole o melodica. Questo punto di vista tiene conto del fatto che alcuni tipi di "suono organizzato" non sono musica, mentre altri lo sono. Esistono versioni più elaborate di questa definizione che tengono conto del fatto che ciò che è considerato musica varia da cultura a cultura, e da epoca ad epoca. Questa definizione fu predominante nel Diciottesimo secolo. Mozart, per esempio, usava dire che "la musica non dimentica mai sé stessa, essa non deve mai cessare di essere musica".
Musica come linguaggio: Analizzando l'evoluzione della musica nel corso della storia, si nota infatti come la progressiva conquista di nuove sonorità e l'abbattimento di determinati schemi, seguano un filo evolutivo proprio, modificando progressivamente i gusti e le abitudini all'ascolto. Tale concetto è ancor più valido oggi, dove in seguito alla rapida evoluzione tecnologica che ha contraddistinto gli ultimi decenni, è profondamente cambiato il concetto di fare musica, così come sono cambiate le sonorità che suscitano determinate emozioni. Il concetto di "linguaggio" prende forma ad esempio nella musica applicata, ovverosia in tutti quei contesti in cui la musica supporta o affianca un'altra forma di espressione artistica. Tipico è il caso della musica da film, laddove esistono oramai degli accorgimenti musicali condivisi universalmente, capaci di suscitare negli spettatori delle sensazioni particolari: tristezza, felicità, romanticismo, malinconia, stupore, ed altre ancora. Mediante queste sonorità, il linguaggio-musica diventa una forma capace di veicolare e comunicare emozioni specifiche.
Musica come una categoria della percezione: La definizione cognitiva, meno comune, asserisce che la musica non è semplicemente suono, o la percezione di esso, ma una rappresentazione interna che percezione, azione e memoria contribuiscono a creare. Questa definizione è influenzata dalle scienze cognitive, il cui scopo è la ricerca delle regioni del cervello responsabili dell'analisi e della memorizzazione dei vari aspetti dell'esperienza dell'ascoltare musica. Questa definizione include anche arti differenti come ad esempio la danza.
Musica come approfondimento storico e antropologico: Il cammino e l'evoluzione del pensiero musicale corrono di pari passo con il cammino dell'uomo nella storia. L' antropologia trova nell'etnomusicologia risposte che altri studi sull'uomo non riescono a dare.
Musica come costrutto sociale: Le teorie post-moderne asseriscono che, come l'arte, la musica è definita innanzitutto nel suo contesto sociale. Da questo punto di vista la musica è ciò che ognuno chiama musica, che sia fatta di silenzio, di suoni, o di performance. La famosa opera 4'33'' (4 minuti e 33 secondi) di John Cage ha origine da questa concezione della musica.
Musica come cura del corpo e/o dello spirito Musicoterapia: Le qualità liberatorie della musica si concretizzano da sempre dovunque nel mondo. Il benefico potere derivante dall'ascoltare musica, o dal crearne e riprodurne distingue i due rami principali riconducibili alla scienza stessa, che nascono sempre dalla radice unica, la Musica. Osservata in Europa, e nell'occidente in tempi relativamente recenti, dopo il Cinquecento, diviene strumento terapeutico vero e proprio, fino all'uso odierno che spazia dalla cura di depressioni, malattie psichiche anche molto gravi, disturbi neurovegetativi ecc. In tempi più antichi e tuttora in siti culturalmente poco occidentalizzati può definirsi musicoterapia un aspetto fondamentale dell'educazione civica, intesa come "consapevolezza d'esser vivi" quindi esistere. In Africa, ad esempio, fare musica con rudimentali strumenti quali semplici percussioni o flauti di bambù è patrimonio comune nella società; parimenti lo è il partecipare ballando e cantando, oltre che, ovvio, ascoltando. Fondamentale è la partecipazione alla Musica, che è eletta a cura, preghiera, dialogo, discussione nel senso più civilmente umano dei termini. In realtà il diritto civile per questi popoli si concretizza, trovando la sua più schietta espressione, proprio nella Musica.
"Musica come tutto ciò che soddisfi desideri e aspirazioni:" secondo la derivazione del termine dal verbo greco μῶσθαι (desiderare, aspirare a...) dal quale Platone avrebbe fatto derivare il termine "musa". Il recupero di questo concetto di musica dalla etimologia del termine "musa" ipotizzata da Platone permette di distinguere la musica dal suono con il quale spesso viene confusa. L'idea comune infatti che la musica sia fatta di suoni rende difficoltoso comprendere perché non è sempre vero che il suono "fa" musica (ciò che è musica per qualcuno può non esserlo per altri). Perché il suono "faccia" musica occorre appunto che chi lo percepisce ne ricavi soddisfazione, che questa soddisfazione colmi un desiderio e che l'oggetto del desiderio coincida con uno stato fisico o mentale, reale o fantastico, a cui la persona aspira.
Musica come mito nella cultura occidentale; secondo Platone ("Fedro") un tempo esistevano uomini talmente dediti al canto da trascurare tutti i bisogni primari. Da questa stirpe di uomini ebbero origine le cicale che, credevano gli antichi, vivevano e morivano cantando.
Musica come una potenza che deriva dalla divinità e quindi grazie alle capacità sovrannaturali è in grado di controllare la natura. Orfeo con il suo canto ammaliante fu in grado di ammansire le belve ma anche di propiziarsi gli dèi; Anfione utilizzò il suono della cetra per muovere le pietre e costruire le mura di Tebe. In quasi tutte le civiltà appare evidendente la presenza di un filo conduttore tra musica, recitazione, danza, trascendentalità e canto; anzi sembra che la musica nasca inizialmente come canto, espressione del più antico e noto strumento musicale.
A causa della larga gamma di definizioni, lo studio della musica è effettuato in una grande varietà di forme e metodi: lo studio del suono e delle vibrazioni (detto acustica), lo studio della teoria musicale, lo studio pratico, la musicologia, l'etnomusicologia, lo studio della storia della musica.
LA MUSICA GRECA
Nell'antica Grecia nacque una materia, una scienza, che estraeva anch'essa queste ultime due, la matematica, che è parte fondamentale della musica, come Pitagora capì, per la relazione tra le i rapporti frazionari e suono.
Platone affermò che, come la ginnastica serviva ad irrobustire il corpo, la musica doveva arricchire l'animo. Attribuiva alla musica una funzione educativa, come la matematica: secondo lui bisognava saper scegliere fra tanto e poco, fra più o meno, fra bene o male, per arrivare all'obiettivo finale
CANTO GREGORIANO
Agli inizi del VI secolo, esistevano in Occidente diverse aree liturgiche europee, ognuna con un proprio rito consolidato (tra i principali, ricordiamo il rito vetero-romano, il rito ambrosiano a Milano, il rito visigotico-mozarabico in Spagna, il rito celtico nelle isole britanniche, il rito gallicano in Francia, il rito Aquileiese nell'Italia orientale, il rito Beneventano nell'Italia meridionale). La tradizione vuole che alla fine di questo secolo, sotto il papato di Gregorio Magno (590-604) si sia avuta la spinta decisiva all'unificazione dei riti e della musica ad essi soggiacente.
In realtà si ha motivo di credere che l'unificazione avvenisse quasi due secoli più tardi, ad opera di Carlo Magno e sotto l'impulso della unificazione politica che portò alla nascita del Sacro Romano Impero. L'attribuzione a Gregorio Magno sarebbe stata introdotta per superare le resistenze al cambiamento dei diversi ambienti ecclesiastici, costretti a rinunciare alle proprie tradizioni. Il prodotto dell'unificazione di due dei riti principali quello vetero-romano e quello gallicano fu codificato nel cosiddetto antifonario gregoriano, che conteneva tutti i canti ammessi nella liturgia unificata. Questa unificazione classificò i brani di musica sacra in uso secondo un sistema di modi, ispirati - almeno nei nomi - ai modi della tradizione greca (dorico, ipodorico, frigio, ipofrigio, lidio, ipolidio, misolidio, ipomisolidio).
Il repertorio del canto gregoriano è molto vasto e viene differenziato per epoca di composizione, regione di provenienza, forma e stile. Esso è costituito dai canti dell'Ufficio (la cosiddetta "Liturgia delle Ore" recitata quotidianamente dal clero) e dai canti della Messa.
LE NOTAZIONI
La scrittura neumatica lasciava molto all'immaginazione del lettore, e, proprio per questo, era inadatta alla trascrizione di composizioni di maggiore complessità, che mettevano a dura prova la memoria dei cantori.
Fu nell'opera di Guido d'Arezzo (992 ca.-1050 ca.) che si affermò il primo sistema di scrittura diastematica, una scrittura, cioè, che permetteva di indicare le diverse altezze delle note da intonare.
Guido chiamava il suo sistema tetragramma perché inseriva dei segni (che sarebbero poi diventati le moderne note) in una griglia costituita (spesso) da quattro righe parallele.
Fu questo l'inizio dell'uso delle note in cui la scrittura delle durate era ottenuta proporzionalmente (la durata di una nota era indicata in proporzione alle altre).
Alle note che erano posizionate negli spazi e sulle linee, Guido assegnò nomi corrispondenti alle sillabe iniziali dei primi sei versetti di un inno dedicato a San Giovanni Battista come memorandum per gli allievi:
Ut queant laxis,
Resonare fibris,
Mira gestorum,
Famuli tuorum,
Solve polluti,
Labii reatum,
Sancte Iohannes.
La vera innovazione di Guido fu che le prime sillabe dell'Inno non servirono solo per dare un nome alle note, ma anche a darne l'intonazione relativa.
In questo modo un cantore poteva intonare a prima vista un canto mai udito prima semplicemente facendo riferimento alla sillaba dell'Inno con la stessa intonazione della prima nota cui il canto iniziava per averne un'immediata idea della tonica.
A questo procedimento di memorizzazione Guido diede il nome di solmisazione.
Negli anni che seguirono il tetragramma di Guido d'Arezzo, in origine dotato di un numero variabile di linee, si sarebbe stabilizzato su cinque linee (assumendo il nome di pentagramma) e la nota Ut avrebbe mutato il suo nome in Do ponendo le basi della notazione musicale moderna.
I TROVATORI
Dal punto di vista della sua conservazione la musica fu doppiamente svantaggiata. Essa da una parte soffrì, fino all'invenzione del torchio a stampa, della sorte comune a tutto il materiale che doveva essere tramandato in forma scritta, cioè della rarità del materiale, dei mezzi e delle capacità di tramandarlo. A ciò si aggiunse la mancanza di una notazione che permettesse di scrivere la musica in maniera univoca (cui si giungerà compiutamente solo attorno al 1500).
A queste circostanze pratiche, si aggiungevano pregiudizi di carattere culturale (risalenti addirittura alla concezione Greca) che individuavano nella pratica musicale una parte nobile, collegata alla parola, e una artigianale, collegata al suono strumentale. La seconda veniva relegata in secondo piano e, nella sua funzione di servizio, lasciata ai musici professionisti (sempre di origine non nobile): questo equivale a dire che la musica popolare era affidata esclusivamente alla trasmissione orale ed è per noi completamente perduta. Le poche melodie che sono giunte fino a noi lo hanno fatto spesso intrufolandosi in composizioni considerate degne di essere tramandate (spesso in parti della messa): è questo il caso della melodia detta L'homme armé e (più tardi) della melodia detta La Follia. Solo in epoca moderna la musica popolare inizierà ad essere considerata degna di essere tramandata.
Si sa comunque che nel Medioevo si produceva molta musica di carattere non sacro:una importante testimonianza (profana anche se non propriamente popolare) viene dalle composizioni dei trovatori, dei trovieri e dei Minnesanger, cantori e poeti vaganti, le cui prime testimonianze datano attorno all'XI secolo. Di provenienza linguistica diversa (lingua d'oc o occitano per i trovatori, lingua d'oïl per i trovieri, tedesco per i minnesanger o menestrelli), essi erano accomunati dall'argomento delle loro canzoni, l' amor cortese e dalla loro frequentazione, appunto delle corti, dove era stata elaborata questa forma ritualizzata d'amore. La diffusione delle composizioni trobadoriche accompagnò anche la diffusione dell'idea che l'educazione musicale (rigorosamente non professionale) dovesse far parte dell'educazione di un nobile. Come per il resto delle composizioni popolari però, anche la parte musicale delle composizioni trobadoriche è andata quasi completamente perduta.
L'ARS ANTIQUA
L'Ars antiqua fu un fenomeno musicale che si formò a Parigi nel 1150 e che terminò nel 1320. Nasce in contrapposizione all'Ars nova, che sarà un altro grande movimento polifonico che nascerà nel XIV secolo. Dal punto di vista della notazione musicale, la Scuola di Notre Dame introdusse la tecnica di indicare precisamente l'altezza delle note (che nell'opera di Guido d'Arezzo era ancora intesa in maniera relativa) in modo simile a quello che avviene nella scrittura musicale moderna, e la prima idea di divisione delle durate: ogni nota poteva essere divisa in tre note di durata inferiore. L'Ars nova sviluppò ulteriormente il concetto di notazione mensurale, aggiungendo altre durate a quelle usate fino ad allora, ed estendendo l'applicabilità della divisione binaria dei valori; inoltre accentuò gli aspetti musicali delle composizioni (moltiplicando le voci dei cantori ed introducendo ad esempio la forma politestuale del mottetto) rispetto agli aspetti testuali. Queste innovazioni la posero ben presto in polemica con gli esponenti dell' Ars antiqua (polemica che assunse toni cosí violenti da dover essere sedata da un intervento regale).
IL RINASCIMENTO
Durante il Quattrocento si sviluppò un nuovo stile, inizialmente per ispirazione dei compositori inglesi (in particolare John Dunstaple), e successivamente ad opera della scuola franco fiamminga, che innovò grandemente le preesistenti forme della messa, del mottetto e della chanson. Ponendo le consonanze per terze (ancora oggi familiari all'orecchio occidentale) e la forma imitativa del canone alla base delle loro procedure compositive, i franco-borgognoni (tra cui ricordiamo il caposcuola Guillaume Dufay e il grande Josquin Des Prez) rivoluzionarono la pratica della polifonia ereditata dall'Ars nova. Il lavoro di questi compositori poneva le basi per lo sviluppo di quella che sarebbe stata la teoria dell'armonia. Nel Cinquecento abbiamo la nascita del madrigale (una forma cantata a più voci, in cui il significato del testo comunicava il carattere espressivo alla musica) ad opera del francese Philippe Verdelot e del fiammingo Jacques Arcadelt. Grazie all'invenzione della stampa nacque l'editoria musicale che in Italia si rivolse soprattutto ad una élite, mentre in Francia e nel nord Europa puntò ad un ampliamento del mercato. La Riforma influenzò radicalmente il modo di concepire la musica: mentre nelle zone calviniste la musica fu ridotta alla sola funzione liturgica, in quelli luterani si diffuse capillarmente ai livelli popolari, assolvendo il ruolo di collante nazionale grazie alla lingua e alla fede. Furono gettate le basi per una nuova sensibilità germanica nei confronti di questa arte che produrrà effetti epocali. Nella seconda metà del secolo abbiamo la nascita del melodramma, ad opera della Camerata fiorentina: nei decenni successivi il genere sarà portato in auge soprattutto grazie a Claudio Monteverdi.
BAROCCO E IL SISTEMA TONALE
Nel Seicento la musica strumentale in occidente divenne autonoma ed assunse una fisionomia delineata in generi come la sonata, la sinfonia, il concerto grosso. La musica occidentale si sviluppò con straordinaria rapidità attraverso i secoli successivi, anche perfezionando il suo sistema tonale: una pietra miliare è costituita dalle composizioni di Johann Sebastian Bach del Clavicembalo ben temperato (I libro 1722, II libro 1744,raccolta di 48 Preludi e Fughe in tutte le tonalità). Nella prima metà del Settecento sorse la committenza indiretta, vale a dire la fruizione dell'arte da parte di un pubblico pagante.
CLASSICISMO E MUSICA ROMANTICA
Nel secolo d'oro della musica classica occidentale, gli anni che vanno dal 1750 al 1850, essa si esprime in forme sempre più ricche ed elaborate, sia in campo strumentale (uno straordinario sviluppo ebbe la forma della sinfonia) che in campo operistico, sfruttando sempre più estesamente le possibilità espressive fornite dal sistema armonico e tonale costruito nei secoli passati.
Durante questo periodo, per la prima volta, si manifestò un sentimento storico dell'esperienza musicale; la musica acquisì una coscienza storica al pari delle altre arti grazie agli studi e le pubblicazioni che riguardarono il passato. Questo nuovo fenomeno consentì di creare una saldatura tra il presente ed il passato e di dare continuità al percorso evolutivo musicale.
Nel XVIII secolo vi fu la grande presenza di Mozart. Senza dubbio fu uno, tra i grandi, e sono tanti; e grazie a lui l'evoluzione della musica poggiò su un grande pilastro creato, che si estese in tutti i campi, sinfonia, opera, musica da camera, serenate, e che rappresentò il legame, possiamo dire, tra la musica del Settecento (le sinfonie calme e serene, che rispecchiano alla perfezione gli schemi musicali, di Haydn) e quella romantica del XIX secolo.
Agli inizi del XIX secolo giganteggiò la figura di Ludwig van Beethoven, che prese le mosse dall'eredità di Mozart e dei compositori classici coevi per arrivare a trasfigurare le forme musicali canoniche, soprattutto la sinfonia e la sonata, creando al contempo il concetto di musica assoluta, cioè svincolata dalle funzioni sociali cui era stata fino ad allora subordinata. Con Beethoven si assistette alla nascita della figura del compositore/artista, contrapposta a quella, in precedenza prevalente, del musicista/artigiano. Insieme a lui, artisti come Johannes Brahms, Anton Bruckner e Gustav Mahler ottennero ottimi risultati specialmente in campo sinfonico, per questo si parla di "Stagione del grande sinfonismo tedesco".
In Beethoven si trovano le prime manifestazioni del romanticismo musicale, molti protagonisti del quale furono di area germanica e austriaca, come Schubert, Mendelssohn, Schumann. A Parigi operano invece Berlioz e il polacco Chopin.
MUSICA CONTEMPORANEA
Queste innovazioni in campo tonale vennero radicalmente contestati dalla musica del XX secolo, che esplorò le nuove forme dell'atonalità. Con questa tecnica il singolo compositore definì autonomamente le regole per la realizzazione del brano, dando maggiore importanza all'effetto prodotto dai suoni piuttosto che alla loro appartenenza ad un assegnato sistema tonale: per apprezzare un brano di musica composto secondo questi canoni, però, il solo ascolto non è sufficiente, ma deve essere integrato da un attento studio dello spartito.
In particolare, nel secondo decennio Arnold Schönberg, assieme agli allievi, tra cui ricordiamo Alban Berg e Anton Webern, giunse a delineare un nuovo sistema, la dodecafonia, basato su serie di 12 note. Alcuni ritennero questo l'inizio della musica contemporanea, spesso identificata con la musica d'avanguardia: altri dissentirono vivamente, cercando altre strade. Il concetto di serie, inizialmente legato ai soli intervalli musicali, si svilupperà nel corso del secondo Novecento sino a coinvolgere tutti i parametri del suono. Fu questa la fase del serialismo, il cui vertice fu raggiunto negli anni cinquanta con musicisti come Pierre Boulez e John Cage.
Altri musicisti - e tra gli altri Igor Stravinsky, Bela Bartok e Maurice Ravel - scelsero di cercare nuova ispirazione nelle tradizioni folkloriche e nella musica extraeuropea, mantenendo un legame con il sistema tonale, ma innovandone profondamente l'organizzazione e sperimentando nuove scale, ritmi e timbri.
MUSICA E TRADIZIONI FOLK
Con musica popolare o musica folk (letteralmente musica del/dal popolo) e canto popolare si indicano quei generi musicali che affondano le proprie radici nelle tradizioni di una determinata etnia, popolazione, ambito geografico o culturale.
Questo concetto deve essere distinto da quello di musica pop legato a quello di canzone popolare. La musica, ma soprattutto il Canto popolare risveglia all'orecchio degli appassionati di etnomusicologia un interesse particolare. Questa musica nasce insieme alla civiltà umana e con essa si sviluppa nel corso dei secoli tramandata di generazione in generazione oralmente
CANTI POPOLARI
Diverso dal concetto folclorico di canto popolare, ma da esso originata, la canzone attraverso i suoi interpreti raccontò, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, la storia, le vicende, e le trasformazioni delle città italiane e straniere. Si diffuse nei salotti borghesi dove si organizzavano incontri di società; questa volta come dice lo slogan tale slogan esemplificò la matrice del successo generalizzato ottenuto grazie allo sviluppo di tematiche vicine ai sentimenti comuni. Spesso si trattò di canzoni dialettali che parteciparono a festival come quello celeberrimo di Piedigrotta e che rapidamente trascesero le frontiere dei vari stati e le incompresioni linguistiche. Con l'introduzione di rapporti innovativi tra gl autori e gli editori, con una gestione regolamentata internazionalmente dei diritti degli autori e con la prospettiva di poter usufruire di un pubblico sempre più vasto, gli uffici della SIAE dell'epoca vennero presi d'assalto da un nugolo di nuovi autori, di tutte le estrazioni sociali e culturali.
JAZZ & BLUES
All'inizio del 1900, negli Stati Uniti d'America, iniziarono a diffondersi tra la popolazione urbana diversi generi musicali derivati dalle tradizioni popolari degli africani portati come schiavi sul continente, e dalle loro contaminazioni con le tradizioni musicali bianche.
Nacquero e acquisirono notorietà in questo modo il ragtime, il blues urbano (derivato dal cosiddetto blues primitivo che veniva cantato nelle campagne), e da ultimo, il jazz, che combinava la musica bandistica e da parata, che veniva suonata soprattutto a New Orleans, con forti dosi d'improvvisazione e con particolari caratteristiche ritmiche e stilistiche.
L'invenzione del fonografo e della radio, permise una diffusione senza precedenti di questi nuovi generi musicali, che erano spesso interpretati da musicisti autodidatti molto più legati ad una tradizione musicale orale che non alla letteratura musicale. Le origini non europee degli interpreti, e il citato ricorso all'improvvisazione, contribuirono a creare musiche di grande freschezza e vitalità. Al contrario di quello che era successo tante volte nella storia della musica, la tecnologia offriva ora ad una musica popolare fondata più sulla pratica che sulla scrittura di essere trasmessa e tramandata, piuttosto che dimenticata.
La musica jazz continuò a svilupparsi per tutto il XX secolo, diventando prima musica di larghissimo consumo durante gli anni 20/30 (detti gli anni dello swing), intrecciandosi con altri generi per dare vita a forme di espressione musicale ancora diverse ed evolvendosi poi gradatamente in una "musica per musicisti" e per appassionati, espandendosi fuori dall'America e trovando seguaci prima in Europa (dove fu spesso apprezzata più che nel suo luogo di nascita) e poi in tutto il mondo, e diventando uno dei contributi musicali più importanti del Nuovo Continente. La musica Jazz si può considerare come un nuovo varco verso altri mondi musicali: un genere che, partendo da un substrato che comprendeva le forme popolari del blues, degli spiritual e della musica bandistica e incorporando via via altre forme di musica nera (ad esempio il ragtime degli anni 1920) arrivò ad utilizzare una base di standard usati come punto di partenza per modificarne di continuo ogni modulo armonico, melodico, e ritmico.
Tutta la musica jazz e derivata è stata definita come colta, appunto per il presupposto che è risultante della conoscenza della musica classica, e delle varie etnie musicali. Lo stesso non può dirsi per il blues iniziale. Il passaggio di qualità può forse attribuirsi a George Gershwin, musicista di grande valore, figlio di emigranti russi, morto giovanissimo ma che ebbe dei maestri importanti e fu ispirato da autori come Debussy e Ravel. La sua produzione è incredibilmente vasta, ma restano più valide le opere definite minori (circa 700), utilizzate anche ora come standard inesauribili. Ricordiamo che lo stesso Debussy venne influenzato dal jazz, come si può ben udire in "Golliwogg's Cakewalk", brano posto alla fine del "Children's Corner"
POP & ROCK
All'inizio del XX secolo la musica occidentale cambiò profondamente, e fu scossa fin dalle fondamenta. Non solo, ma cambiarono anche, grazie alle invenzioni relativamente recenti della radio e del fonografo, i modi e i tempi di ascolto della musica stessa, prima limitati a concerti in locali appositamente adibiti, come teatri, locali, club o case private. Da una parte iniziò a crearsi un pubblico potenziale più vasto e meno acculturato, che apprezzava strutture melodiche e armoniche più semplici, dall'altra mai come in questo periodo storico fu facile, per chi volesse suonare, procurarsi uno strumento e imparare a usarlo.
A questo si deve aggiungere una seconda rivoluzione, anche questa tecnologica: l'invenzione dell'altoparlante e dell'amplificazione audio, che permise di far suonare assieme strumenti che non potrebbero farlo altrimenti (come per esempio una chitarra, una batteria di tamburi e un pianoforte), perché il suono di alcuni di essi prevaricherebbe completamente gli altri.
Queste nuove possibilità tecniche crearono l'occasione per nuovi veicoli espressivi che la musica colta tardò a cogliere e che la nuova musica popolare non ebbe alcun problema ad adottare, creando, tra il 1920 fino al 1980 e in misura minore negli anni successivi, una grande fioritura di nuovi stili e generi (quali jazz, blues, rock, soul, pop, funky, metal, fusion, ognuno dei quali si è suddiviso in ulteriori sottogeneri). In ambito pop nacquero personaggi che diventano autentici fenomeni mediatici raggiungendo una popolarità senza precedenti. Fra questi si possono citare Frank Sinatra, Elvis Presley, Jimi Hendrix, i Beatles per arrivare ai recenti Michael Jackson, Oasis, Madonna, Britney Spears e Cher.
Altro genere popolare sorto nel XX secolo è stato il rock, dizione abbreviata di "rock and roll" o "rock'n'roll" (da quando si affermò questa espressione abbreviata si svilupparono vari sottogeneri che enfatizzavano gli aspetti più aggressivi del rock'n'roll, la parola rock si iniziò a leggere come "roccia", e in espressioni come Hard Rock cioè "roccia dura"). Il rock'n'roll nacque negli anni cinquanta come musica da ballare, derivata dal boogie-woogie, ballo afro-americano del dopo guerra (che infatti sta proprio per "ondeggia e ruota"). Quando rock e rock'n'roll si differenziarono, la seconda espressione venne intesa come forma originaria di questo genere di musica. Storicamente un gruppo, o una band è formata da una voce, una o più chitarre, il basso e la batteria, in alcuni casi con l'inserimento di altri strumenti (ad esempio pianoforte o sassofono). Negli anni settanta, soprattutto in Inghilterra, si affacciarono personaggi come Genesis, Led Zeppelin, Pink Floyd, Queen, Arthur Brown e Soft Machine pronti a spaziare e a raggiungere nuove strutture musicalmente più complesse rispetto a quelle del rock primitivo, traendo spesso ispirazione dalla musica classica e dal jazz, per iniziare a dare vita a una rivoluzione. In questa rivoluzione fu coinvolta anche la tecnologia, che con il sintetizzatore, il moog, il mellotron iniziò a dare vita nella metà degli anni sessanta al genere progressive. Alla fine degli anni settanta nacque un nuovo stile musicale che azzerò completamente il progressive, il punk, che vide il ritorno a sonorità hard e violente spinte a volte verso estremismi anti-musicali e legate a tematiche di contestazione politica[1] Negli anni '80 le due correnti principali del rock erano il punk e le sue propaggini (Post-punk, Hardcore punk, New Wave (musica), No Wave, Industrial ecc.) e il Metal (un'evoluzione particolarmente pesante dell'hard rock, più elaborata del punk dal punto di vista musicale). I primi anni '90 videro l'esplosione del fenomeno Grunge che riportò per qualche tempo il rock all'attenzione delle masse popolari. Nella seconda metà degli anni '90 la ripresa di istanze progressive, filtrate dall'esperienza punk, diedero vita a quello che sarà poi definito Post-rock[2]. All'interno dell'universo post-rock può essere incluso il Math rock (una forma particolarmente fredda, complessa ed anti-melodica di rock) e certe forme di neo-psichedelia (si veda Roy Montgomery e la scena Neozelandese). Altra corrente che si sviluppa nel corso del decennio è lo Stoner rock mentre il metal si avvia ai suoi sviluppi più estremi e parossistici. In linea generale, ad esclusione del pop-rock e del metal, lo sviluppo di questi generi ha finito per caratterizzare il rock degli ultimi decenni come genere "di nicchia", lontano tanto dalla tradizione colta quanto dalle regole della musica leggera di ampio consumo
GENERI MUSICALI
I generi musicali sono categorie entro le quali vengono raggruppate, indipendentemente dalla loro forma, composizioni musicali aventi caratteristiche generali comuni, quali l'organico strumentale, il destinatario e il contesto in cui sono eseguite. Il grado di omogeneità formale e stilistica di tali raggruppamenti è molto variabile e diviene addirittura nullo nel caso di generi con alle spalle una lunga storia, quali la musica sinfonica o l'opera lirica. La loro identità si fonda piuttosto sul contesto sociale e ambientale a cui le composizioni sono destinate (il teatro, la sala da concerto, la discoteca, la strada, la sala da ballo, la chiesa, il salotto) e sulle diverse modalità con cui la musica si coniuga di volta in volta ad altre forme di spettacolo, arte o letteratura, quali il teatro, l'immagine, la poesia, il racconto
STRUMENTI MUSICALI
Uno strumento musicale è un oggetto che è stato costruito o modificato con lo scopo di produrre della musica. In principio, qualsiasi cosa producesse suoni, poteva essere usato come strumento musicale, ma questo termine definisce solo gli oggetti che hanno il suddetto scopo.
Gli strumenti musicali si possono suddividere secondo la classificazione Hornbostel-Sachs in cinque famiglie, l'ultima delle quali aggiunta solo in seguito:
Aerofoni: emettono un suono per mezzo di una colonna d'aria che vibra all'interno dello strumento
Cordofoni: il suono è emesso dalla vibrazione di una corda azionata tramite lo sfregamento di un arco, la percussione di un martelletto, o pizzicando la corda
Membranofoni: il suono è prodotto dalle vibrazioni di membrane, percosse dalle mani o da appositi battenti
Idiofoni: il suono è prodotto dalla vibrazione del corpo dello strumento stesso
Elettrofoni: il suono viene generato per mezzo di una circuitazione elettrica, o per induzione elettromagnetica
TEORIA DELLA MUSICA
Un'arte tanto antica e tanto legata alla civiltà non poteva non generare un corposo insieme di conoscenze, che molti studiosi della musica si sono preoccupati di sistemare e classificare. Queste conoscenze sono riassumibili nella teoria musicale, che è un insieme di metodi per analizzare, classificare e comporre la musica e i suoi elementi. Essa, ad esempio, tratta la "grammatica" della musica, cioè il pentagramma, le chiavi musicali e in generale il modo di scrivere (semiografia) la musica. Pertanto, può essere definita come la descrizione in parole degli elementi della musica, e delle relazioni tra la semiografia (o comunemente detta: notazione musicale) e la sua esecuzione.
Lo studio accademico della musica è chiamato musicologia.
IL MUSICISTA
Un musicista è una persona che esegue o che compone musica per professione.
I musicisti si possono classificare secondo questo schema, che li suddivide in base al loro ruolo nella categoria professionale:
L'arrangiatore modifica una canzone secondo le esigenze di spettacolo.
Il cantante usa la propria voce nei brani musicali.
Il cantautore scrive le canzoni e le esegue con la propria voce, insieme ad altri musicisti, utilizzando talvolta un proprio strumento di accompagnamento.
Il compositore crea la musica e ne trascrive le parti sulle partiture che gli strumentisti eseguiranno.
Il direttore d'orchestra coordina gli elementi di una orchestra.
Il direttore di coro coordina gli elementi di un coro.
Il Disc jockey personalizza i brani ed elabora le scalette di esecuzione.
Lo strumentista suona uno strumento musicale del quale è un profondo conoscitor
IL DIRETTORE D'ORCHESTRA
Il direttore d'orchestra, spesso chiamato anche maestro, è la figura di riferimento in un coro, un'orchestra o in generale in un gruppo di musicisti. La sua direzione è innanzitutto di aiuto per la coordinazione dei musicisti fra loro, indicando il tempo, i diversi ingressi e le dinamiche. Egli inoltre chiarisce a cantanti, solisti e strumentisti il contenuto e l'impostazione generale del componimento musicale. Le sue funzioni sono anche quelle di guidare le prove e prendere tutte le decisioni necessarie da un punto di vista musicale, interpretando l'opera musicale. In assenza di un comitato artistico, il direttore sceglie anche il repertorio da eseguire. Il ruolo del direttore, come lo conosciamo oggi, si è formato intorno al XIX secolo.
IL COMPOSITORE
Un compositore è un artista che crea opere musicali, dette appunto composizioni.
Il termine perciò è usato indipendentemente dal genere o stile musicale e indica una persona che costruisce con i suoni un risultato (oggetto sonoro) destinato ad essere ascoltato.
La composizione, al fine di poterne agevolare la riproduzione, è generalmente trascritta su uno spartito tramite un sistema di simboli chiamato notazione musicale, che appunto utilizza le cosiddette note musicali: l'opera del compositore è eseguita dagli interpreti (musicisti, cantanti), ma, ovviamente, può essere eseguita anche dall'autore stesso.
Il mestiere del compositore non è una professione protetta. Anche autodidatti si possono chiamare in questo modo, ma gli studi di composizione si eseguono in Italia presso i
IL CANTO
La tecniIl canto è la produzione di suoni musicali mediante la voce, ovvero l'uso della voce umana come strumento musicale.
Un gruppo musicale composto principalmente da cantanti (che in questo caso si dicono più propriamente "cantori") viene definito coro; quando il coro esegue musica senza accompagnamento strumentale si parla di canto a cappella.
Tipi di emissione [modifica]
La voce umana nasce dalla vibrazione delle due corde vocali in adduzione tra loro dovuta al flusso creato dall'aria espirata dai polmoni. Nell'uso canoro il suono della voce è caratterizzato dalle risonanze della trachea, della faringe e della bocca, ed eventualmente delle altre cavità (seni) facciali e craniali; i timbri vocali che si ottengono dipendono anche dal meccanismo di produzione della voce.
A seconda del modo in cui la voce viene prodotta si possono distinguere tre tipi di emissione: la voce ingolata, la voce impostata e il falsettoca del canto è quell'insieme di accorgimenti, appresi con l'allenamento e lo studio, necessari ai cantanti professionisti per evitare gravi danni alla laringe e alle corde vocali e per ottenere una voce timbricamente gradevole, potente e con un'ampia gamma cantabile, cioè una estensione dalla nota più bassa alla più alta in cui il timbro è omogeneo e l'intonazione è corretta e stabile.
Tutti, più o meno, possono cantare una canzone. Molti di meno invece riescono a cantare più canzoni di seguito, anche semplici: dopo qualche minuto un cantante improvvisato comincia a sentire mal di gola, e la sua voce comincia a farsi roca e sfiatata: se nonostante tutto continua a cantare, di lì a poco si ritrova afono, e corre il rischio di procurarsi un edema alle corde vocali.
Questo accade perché, istintivamente, il cantore di cui sopra usa la sua voce come se parlasse. Ma l'uso della voce che si fa normalmente, sebbene sufficiente allo scopo di parlare, impone alle corde vocali delle sollecitazioni troppo forti nel caso del canto: per poter cantare per ore senza danni, senza sforzo e con una voce sempre gradevole, il cantante deve reimparare ad usare la sua voce in modo nuovo, attraverso lo studio, l'allenamento e l'autoosservazione.
IL CORO
Il coro è un insieme di persone che, sotto la guida di un direttore, si esprime artisticamente attraverso il canto. I suoi componenti sono detti cantori (o coristi). Il termine coro può denominare, in modo generico, anche una composizione musicale scritta per tale organico.
OPERA LIRICA
L'opera lirica è un genere teatrale e musicale in cui l'azione scenica è abbinata alla musica e al canto.
Tra i numerosi sinonimi, più o meno appropriati, basti ricordare melodramma e opera in musica.
Oggetto della rappresentazione è un'azione drammatica presentata, come nel teatro di prosa, con l'ausilio di scenografie, costumi e attraverso la recitazione. Il testo letterario che contiene il dialogo appositamente predisposto e le didascalie è chiamato libretto. I cantanti sono accompagnati da un complesso strumentale che può allargarsi fino a formare una grande orchestra sinfonica.
I suoi soggetti possono essere di vario tipo, cui corrispondono altrettanti sottogeneri: serio, buffo, giocoso, semiserio, farsesco.
L'opera lirica si articola convenzionalmente in vari "numeri musicali", che includono sia momenti d'assieme (duetti, terzetti, concertati, cori) che assoli (arie, ariosi, romanze, cavatine).
Fin dal suo primo apparire, l'opera accese appassionate dispute tra gli intellettuali, tese a stabilire se l'elemento più importante fosse la musica o il testo poetico.
In realtà oggi il successo di un'opera deriva - secondo un criterio comunemente accettato - da un insieme di fattori alla cui base, oltre alla qualità della musica (che dovrebbe andare incontro al gusto prevalente ma che talvolta presenta tratti di forte innovazione), vi è l'efficacia drammaturgica del libretto e di tutti gli elementi di cui si compone lo spettacolo teatrale.
Un'importanza fondamentale rivestono dunque anche la messinscena (scenografia, regia, costumi ed eventuale coreografie), la recitazione ma, soprattutto, la qualità vocale dei cantanti.
CANTI LIRICI
I cantanti, e i ruoli che essi interpretano, sono distinti in rapporto al registro vocale.
Le voci maschili sono denominate, dalla più grave alla più acuta, basso, baritono, tenore. A essi si possono aggiungere le voci di controtenore, sopranista o contraltista, che utilizzano un'impostazione in falsetto o falsettone, cioè senza appoggiatura. Esse eseguono ruoli un tempo affidati ai castrati.
Le voci femminili sono classificate, dalla più grave alla più acuta, come contralto, mezzosoprano e soprano. Anch'esse eseguono oggi, molto di più frequente delle corrispondenti voci maschili, i ruoli sopranili e/o contraltili scritti per le voci dei castrati.

FUOCO

Il termine "fuoco" deriva dal termine latino focus che indicava in origine il focolare e a mano a mano sostituì, specie nell'ambito popolare, il termine ignis che possedeva il vero significato di fuoco. Secondo le ricostruzioni linguistiche sembra sia collegato al verbo latino foveo e al greco φῶς (phos) ossia luce[1].

ARIA

Il termine "aria" deriva dal latino aer e dal greco ἀήρ, probabilmente correlato da una radice awer-. La parola è associata nelle varie lingue indoeuropee al vento, la luce e il cielo[1]

ACQUA

Il termine "acqua" ha origine dal latino aqua che viene ricondotta ad una radice indoeuropea ak- con il significato di piegare (che è presente nel sanscrito ak-na piegato come anche in altre lingue)[7], talvolta con uno scambio di suoni fra c, p e f (cfr. il sanscrito ap e lo zendo afs, l'ittita akwanzi "essi bevono," e il lituano uppe "un fiume").

TERRA

Il termine "terra" deriva dall'omologo latino terra, che probabilmente era originariamente tersa (sottinteso materia) vale a dire secca, arida correlata al verbo torreo presente in "torrido"; dalla radice indoeuropea tars- con il significato di essere secco, disseccarsi che trovasi nel sanscrito trsyami, nel tedesco Durst, nell'inglese thirst e nel greco θερσαίνω.[

SLANG

Il termine slang indica un insieme di parole ed espressioni che non appartengono al lessico standard di un dialetto o di una lingua parlata, distinto dal linguaggio tecnico di una particolare professione o da un pidgin, e che risponde ad almeno due delle seguenti caratteristiche (Dumas e Lighter, 1978[1] ):
abbassare, anche temporaneamente, il tono di un registro linguistico formale;
essere familiare, come significato, ai parlanti e comune ad un determinato gruppo sociale;
essere tabù in un discorso formale o con persone appartenenti ad uno status sociale elevato;
sostituire un sinonimo noto e convenzionalmente accettato, ma il cui utilizzo è ritenuto, per la sua convenzionalità, fastidioso.
Il termine «slang», nella lingua inglese, presenta delle forti analogie di significato con le parole «argot», in francese, e «gergo», in italiano, ma non è del tutto equivalente.[2] La parola «slang» è, inoltre, utilizzata comunemente per indicare - anche all'esterno del contesto culturale inglese - un qualsiasi tipo di parlata adottata da una specifica subcultura.
Un determinato slang può cadere in disuso col tempo o perdere il proprio status di espressione gergale ed entrare nel lessico comune della lingua di appartenenza (es. l'inglese «mob» («folla disordinata, marmaglia») nato, nel XVII secolo, come abbreviazione dell'espressione latina «mobile vulgus»[3]). Uno slang, inoltre, non comprende necessariamente dei neologismi: molti slang inglesi, anche di largo utilizzo come «cool», sono vocaboli comuni della lingua inglese che hanno assunto, come slang, un significato diverso o opposto all'originale (p.e. il significato usuale dell'aggettivo «cool» è «freddo, fresco», mentre in slang è, invece, «eccellente, notevole, soddisfacente»).[4]
Nel 1999 è nato Urban Dictionary, un dizionario online, ma edito anche in forma cartacea, che registra i neologismi e gli slang della lingua inglese

RETORICA

La retorica è l’arte di parlar bene, la disciplina che studia il metodo di composizione dei discorsi, ovvero come organizzare il linguaggio naturale (non simbolico) secondo un criterio per il quale ad una proposizione segua una conclusione. Sotto questo aspetto essa è un metalinguaggio, in quanto cioè un «discorso sul discorso».[1]
Lo scopo della retorica è la persuasione, intesa come approvazione della tesi dell’oratore da parte di uno specifico uditorio. Da un lato, la persuasione consiste in un fenomeno emotivo di assenso psicologico; per altro verso ha una base epistemologica: lo studio dei fondamenti della persuasione è studio degli elementi che, connettendo diverse proposizioni tra loro, portano ad una conclusione condivisa, quindi dei modi di disvelamento della verità nello specifico campo del discorso.

LOGOS

Logos deriva dal greco λέγειν (léghein) che significa scegliere, raccontare, enumerare.[1] I termini latini corrispondenti (ratio, oratio) si rifanno con il loro significato di calcolo, discorso al senso originario della parola. Successivamente la parola logos ha assunto nella lingua greca molteplici significati:«stima, apprezzamento; relazione, proporzione, misura; ragion d'essere, causa; spiegazione, frase, enunciato, definizione; argomento, ragionamento, ragione.»[2]

ETHOS

Ethos è un termine greco originariamente significante "il posto da vivere" che può essere tradotto in diversi modi. Può significare "inizio", "apparire", "disposizione" e da qui "carattere" o "temperamento". Dalla stessa radice greca deriva il termine ethikos (ἠθικός) che significa "teoria del vivere", da cui il termine moderno etica.
In retorica ethos è uno dei tre modi di persuasione; gli altri sono logos e pathos e sono indicati nella Retorica di Aristotele come componenti del ragionamento. Per prima cosa l'oratore deve instaurare ethos. Da un canto questo può voler dire capacità morale, ma Aristotele amplia il significato sino a includere competenza e conoscenza. Egli rimarca espressamente che l' ethos sarà raggiunto soltanto da quello che l'oratore dice e non da ciò che la gente pensava del suo carattere prima che egli cominciasse a parlare. Questa asserzione è spesso confutata e altri scrittori di retorica sostengono che l'ethos è connesso alla morale e alla storia dell'oratore (cfr. Isocrate).
Quando dobbiamo decidere se un argomento è utile, bisogna chiedersi che ethos l'oratore è riuscito a stabilire. Violazioni dell'ethos possono implicare le seguenti situazioni:

PATHOS

Pathos (dal greco πάσχειν "paschein", letteralmente "sofferenza" o "emozione") è una delle due forze che regolano l'animo umano secondo il pensiero greco. Esso si oppone al Logos, che è la parte razionale. Il Pathos infatti corrisponde alla parte irrazionale dell'animo.
Per gli antichi greci questa "forza emotiva" era strettamente collegata alle reatà dionisiache o comunque dei riti misterici. Per questo il Pathos indicava tutti gli istinti irrazionali che legano l'uomo alla sua natura animale e gli impediscono di innalzarsi al livello divino.
Nell'Italiano moderno può assumere il significato di carica emotiva e di commozione derivati dalle rappresentazioni teatrali e delle arti figurative in genere, il sentimento insito in un'opera

LITFIBA

Reunion dei Litfiba
L'11 dicembre 2009 viene ufficializzata, sul sito ufficiale del gruppo, la reunion dei Litfiba, col ritorno di Pelù alla voce. La spinta a tornare artisticamente insieme la rivelano loro stessi: «La voglia di salire su palco insieme e fare concerti - annunciano dopo dieci anni di separazione - è inarrestabile». Completano la formazione il tastierista Federico Sagona che aveva già collaborato negli ultimi anni con Pelù da solista e il bassista Daniele Bagni (rientrato nella band dopo dieci anni), mentre alla batteria rimane arruolato Pino Fidanza.
Dopo una mini tournèe ad aprile a Milano, Firenze, Roma e Acireale (preceduta da tre concerti all'estero a Losanna, Monaco di Baviera e Zurigo) viene annunciato un tour estivo.
Il nuovo singolo Sole nero anticipa l'uscita di un doppio album live Stato libero di Litfiba registrato nei concerti di aprile, ed uscito per la Sony il 1 giugno 2010. Il live, composto da 24 canzoni storiche, è accompagnato anche da un secondo inedito, “Barcollo”. Entrambi gli inediti sono prodotti da Pelù e Renzulli, vedono il ritorno dello storico collaboratore Francesco Magnelli alle tastiere e sono mixati da Tim Palmer agli Electric Lady Studios di New York.
Dopo il tour invernale, cominciato a novembre 2010, i Litfiba annunciano per marzo 2011, un tour europeo che toccherà le maggiori capitali europee

LITFIBA I°

Litfiba sono un gruppo musicale di rock italiano, formatosi a Firenze nel 1980.
Il nome nasce dall'indirizzo telex della storica sala prove utilizzata dalla band sin dagli esordi, situata nella fiorentina via de' Bardi al civico 32: "L" (prefisso telex), "IT" (Italia), "FI" (Firenze), "BA" (via de' Bardi).
« Conoscevo bene l'apparecchio e il sistema Iricon per comporne l'indirizzo: fra i tanti lavori della mia vita, ho fatto anche l'operatore telex." L = sigla fissa di chiamata del sistema Iricon; IT = Italia; FI = Firenze; BA = Bardi (Via dei Bardi, sede della mitica cantina dei Litfiba in via dei Bardi 32). »
(Ghigo Renzulli)
La nascita del gruppo si deve a Federico "Ghigo" Renzulli e Gianni Maroccolo che incontrano altri tre ragazzi, come loro cultori del genere punk (all'epoca in fase di iniziale declino), dell' hard rock (di matrice settanta), ma soprattutto della new wave. Il loro suono anni ottanta è una personale chiave di lettura della new wave e, difatti, la band crea una vera e propria "wave rock mediterranea" capace di coniugare il fascino etnico dei suoni mediterranei con la spigolosità delle atmosfere dark anglofone.
Negli anni novanta i Litfiba si propongono prima con un grintoso e selvaggio rock latineggiante, successivamente con un pop-rock riscuotendo ampio successo. Nel 1999 la storica voce di Piero Pelù si allontana dalla band per una carriera solista. Dopo tale colpo di scena, la band riparte con le sonorità rock che vennero momentaneamente accantonate con l'album Infinito e reclutando due nuovi cantanti, prima Gianluigi Cavallo (dal 2000 al 2006) poi Filippo Margheri (dal 2007 al 2009)
La band a cinque
I Litfiba nel 1982: Ghigo Renzulli - Renzo Franchi - Antonio Aiazzi - Piero Pelù - Gianni Maroccolo
La band originaria è formata da cinque elementi: Ghigo Renzulli alla chitarra, Gianni Maroccolo al basso, Antonio Aiazzi alle tastiere, Francesco Calamai alla batteria e Piero Pelù alla voce. Il gruppo è influenzato fortemente dal punk e dalla nascente new wave, generi molto in voga in quel periodo nel panorama musicale europeo e di cui Firenze fu una piccola capitale italiana grazie a band come Diaframma, Pankow, Neon e per l'appunto gli stessi Litfiba. L'esordio vero e proprio è avvenuto il giorno 6 dicembre 1980, alla Rokkoteca Brighton (che è in realtà un'appendice della casa del popolo di Settignano, vicino a Firenze).
Nel 1982 la band incide il primo EP contenente cinque pezzi intitolato Litfiba, nello stesso anno vincono la seconda edizione del Rock Festival Italiano, il cui premio prevede la pubblicazione di un 45 giri. Intanto Calamai lascia il posto a Renzo Franchi. Nel 1983 esce il 45 giri Luna/La preda; nello stesso anno i Litfiba partecipano alla compilation Body Section con il brano “Transea” e pubblicano Eneide di Krypton, ovvero la colonna sonora dell’omonimo spettacolo teatrale. Nel 1984, con Ringo De Palma (vero nome Luca de Benedictis) alla batteria, esce l’ep Yassassin che contiene, oltre alla title-track (che è una cover di David Bowie) in due versioni differenti, anche la ballata “Elettrica danza”. Partecipano inoltre alla compilation Catalogue Issue con due brani inediti “Versante est" ed "Onda araba". In questo periodo, la band comincia anche a farsi conoscere ed apprezzare soprattutto fuori dall'Italia.


La "trilogia del potere"
I cinque nel 1985 pubblicano il primo vero LP, Desaparecido, che li propone al grande pubblico e li fa uscire dall'underground. Il tema portante delle liriche è il rifiuto alla violenza e l’antimilitarismo. Il suono unisce le influenze new wave con un gusto per la melodia tipicamente mediterranea. Desaparecido sarà seguito da Transea (ep del 1986) e dal secondo album, il più ambizioso: 17 re, registrato in soli tre mesi e da molti ritenuto il migliore album della band. Si spazia dal dark, al rock, al punk, tutto condito con testi visionari e suggestioni folk.
Dal tour successivo sarà tratto il live 12-5-87 (aprite i vostri occhi), il loro primo disco dal vivo, registrato al Tenax di Firenze.
L'album successivo, Litfiba 3, nel 1988, viene annunciato come il capitolo conclusivo della "trilogia del potere", un'ideale saga ispirata dal rifiuto di ogni forma di totalitarismo, e del quale concettualmente fanno parte anche Desaparecido e 17 re. Meno sognante dei precedenti, ma ugualmente suggestivo, è l'ultimo lavoro ove prevalgono le influenze dark e wave che continueranno comunque ad affiorare timidamente nel sound della band.
Rinunciando a forme di promozione classiche, come quella televisiva, i Litfiba riescono a raggiungere livelli di popolarità impensabili per un gruppo rock italiano e Pirata, realizzato dal vivo e in studio nel 1989, li consacra definitivamente.
Nello stesso periodo, le divergenze artistiche nei Litfiba tra il manager Alberto Pirelli e Gianni Maroccolo inducono quest'ultimo a lasciare il gruppo. Maroccolo, Francesco Magnelli e Ringo De Palma entrano quindi nei CCCP Fedeli alla linea[3]; De Palma in seguito, dopo la registrazione di Epica Etica Etnica Pathos, si allontana a tempo indeterminato per problemi di salute e personali. La sua tragica scomparsa avverrà nel 1990


La "tetralogia degli elementi"
Ghigo e Piero divengono a tutti gli effetti i leader della band. A loro e ad Aiazzi si uniscono Roberto Terzani al basso, Daniele Trambusti alla batteria e Candelo Cabezas alle percussioni. Dal Pirata Tour '90 la band trae una VHS dal vivo.
Pelù e Renzulli si mettono quindi a lavorare sul materiale del nuovo disco che esce nel 1990: El diablo. Anche in questo caso, dal tour (che vede come secondo chitarrista Federico Poggipollini), verrà tratta una VHS: El diablo Tour. Il nuovo album celebra idealmente l'elemento Fuoco e segna una evoluzione stilistica della band, i cui arrangiamenti tendono sempre più verso il rock. Con questo disco i Litfiba si aprono ad un maggiore consenso di pubblico, non solo italiano, riscuotendo ampio successo. La title-track è tuttora uno degli anthem rock per antonomasia, "Il Volo" è dedicata alla tragica scomparsa del batterista Ringo De Palma e "Proibito" è diventato un inno all'antiproibizionismo.
Sogno ribelle (1992) è la prova di questo nuovo corso: è un'antologia di brani del periodo precedente riveduti e corretti in una veste più rock. In essa sono inclusi anche pezzi live e l'inedito "Linea d'ombra". Ne seguirà anche la versione VHS: una raccolta di videoclip, qualche live già edito e una lunga ed inedita intervista che documenta il nuovo stile dei Litfiba.
Nel 1993, con Franco Caforio alla batteria al posto di Trambusti, esce l'album più rock e "duro" del gruppo, Terremoto. Il disco raggiunge la seconda posizione della classifica FIMI. Dedicato all'elemento Terra, l’album è un concentrato di rock massiccio, talora ai confini del metal e comprende liriche che trattano il tema della mafia e della televisione, del fascino perverso del denaro, dei mutamenti politici e sociali in corso in Italia e ancora dell'antimilitarismo. Al relativo tour non prenderà parte Poggipollini.
Passati dalla Compagnia Generale del Disco alla EMI (con varie traversie giuridiche che porteranno all'uscita di numerose compilation non autorizzate) i Litfiba pubblicano nel 1994 Colpo di coda, testimonianza live del "Terremoto Tour", un doppio album con due inediti ("A denti stretti" e "Africa") e nella prima edizione anche il booklet fotografico, realizzato da Alex Maioli, "Novantanovefoto".
Nel 1995 i Litfiba cambiano nuovamente organico: il basso passa da Terzani (che rientrerà nel tour successivo alla seconda chitarra) a Daniele Bagni, e la band dà vita al terzo LP della Tetralogia degli elementi: come El diablo celebrava il Fuoco e Terremoto la Terra, Spirito tratta l'Aria. Prodotto dai Litfiba stessi con la collaborazione di Rick Parashar, il produttore divenuto celebre per "Ten" dei Pearl Jam, il disco intraprende una strada diversa dai più recenti lavori, con canzoni più solari, fantasiose e positive. "Spirito" diventa un singolo di grande successo, così come "Lo spettacolo" e la tzigana "Lacio drom".
Nello stesso anno il gruppo pubblica Lacio drom un cd contentete i singoli di “Spirito” remixati e varie testimonianze di brani dal vivo, in allegato una VHS con diversi filmati del dietro le quinte dello "Spirito tour". Una chicca è l'intervista di Pelù al Venerabile Maestro della Loggia massonica P2 Licio Gelli, uno dei personaggi più controversi della storia italiana, che il cantante ha sfrontatamente "pizzicato" nella sua villa di Arezzo.
L'elemento mancante, l'Acqua, è il centro tematico e sonoro di Mondi sommersi (1997), l'album dell'ulteriore trionfo della band (oltre 700.000 copie in breve tempo), vede l'uscita di Aiazzi, mentre Terzani qui svolge il doppio ruolo di tastierista e secondo chitarrista. La più grande tournée nella storia del gruppo dà vita a due testimonianze entrambe uscite con il titolo Croce e delizia: un doppio cd live, dedicato alla memoria del percussionista Candelo Cabezas prematuramente scomparso ed una VHS, il cui ricavato va alle popolazioni colpite dal terremoto in Umbria e Marche.
L'ultimo capitolo della storia dei Litfiba con Pelù come vocalist è Infinito pubblicato nel 1999 (album dedicato all'elemento mancante, il Tempo, ma criticato da molti per il suono molto leggero). Nonostante tutto riesce ad attirare il pubblico e a vendere 900.000 copie. Di gran successo sarà anche la relativa tournée con il tutto esaurito nei palazzetti. Ma le tensioni artistiche e personali fra il cantante e il chitarrista sulla gestione della band diventano sempre più marcate. Al termine del tour Piero Pelù decide di abbandonare il sentiero Litfiba dedicandosi alla carriera solista. L'ultimo concerto del cantante con i Litfiba è al "Monza Rock Festival 1999". Seguiranno Pelù tutti i componenti degli ultimi anni: Bagni, Terzani e Caforio.

LITFIBA II°

L'era Cabo e il ritorno di Aiazzi


Gianluigi Cavallo detto "Cabo"
Ghigo Renzulli rimane dunque titolare del marchio Litfiba, che del resto gli appartiene sin dal 1983, essendo il suo pseudonimo alla SIAE. Il chitarrista decide di ricominciare il cammino immediatamente con una band del tutto rinnovata e ringiovanita: il nuovo vocalist è il parmense Gianluigi Cavallo, detto "Cabo", sconosciuto al grande pubblico; basso e batteria vanno invece alla sezione ritmica dei Malfunk: Gianluca Venier e Ugo Nativi.
La band fa quindi uscire agli inizi del 2000 l'album Elettromacumba che supera le 150.000 copie vendute. Il sound è decisamente più rock degli ultimi lavori. Costretti a confrontarsi con un pubblico disorientato nel vedere una band priva di quello che era stato l'uomo da copertina per quasi vent'anni, i Litfiba si imbarcano nell'"Elettrotour", con Mauro Sabbione alle tastiere (collaborò ad "El diablo"). Il periodo successivo al tour vede l'innovativa idea del Live on Line: 15 brani tratti dal recente tour vengono messi sul web tramite il portale Lycos in modo che chiunque li possa scaricare e ascoltare liberamente, andandosi a creare un vero e proprio cd completo di copertina ufficiale.
Nonostante le difficoltà, i Litfiba si mettono poi a lavorare al nuovo album, con un ennesimo cambio tra i membri: Ugo Nativi esce dalla band e al suo posto subentra Gianmarco Colzi, ex Rock Galileo. Il nuovo lavoro esce verso la fine del 2001, è Insidia che vende circa 50.000 copie. Questo disco presenta toni più oscuri, testi con una forte connotazione simbolica, utilizzo copioso dell'elettronica, chitarre aggressive e la collaborazione compositiva di Gianluca Venier. Il disco sarà il più apprezzato dell'era post-separazione malgrado le vendite non ripetano certo i successi del recente passato.
La band trascorre l'anno successivo in tour (prima parte del Never Ending Tour) al termine del quale viene contattata per realizzare la colonna sonora per l'Italia del videogioco "Tomb Raider 6 - The Angel of Darkness": nasce così il singolo "Larasong". In occasione della realizzazione del brano si riavvicina alla band lo storico tastierista Antonio Aiazzi, che permarrà nella formazione nei due anni di concerti che seguiranno: "Lara Tour" (2003) “04 Tour” (rispettivamente seconda e terza parte del Never Ending Tour) la cui ultima data è stata scelta per girare il dvd Cento Giorni verso Est..., realizzato dal fanclub della band.
Nel 2003 la band pubblica The Platinum Collection, un triplo cd contenente i maggiori successi incisi fra il 1994 ed il 2001. Fanno parte di tale best of anche 7 tracce live inedite tratte dal "Lara tour".
Per il nuovo disco si dovrà attendere il 2005, quando la band pubblica Essere o sembrare, meno ispirato del precedente, forse per le nuove tensioni artistiche che, ancora una volta nella sua storia, la formazione deve affrontare. La fine di questo ciclo vitale del gruppo non tarda ad arrivare. Nel 2006 Cabo, Aiazzi, Venier e successivamente anche Colzi lasciano la band seppure, a quanto trapelato, in maniera sostanzialmente amichevole.

LITFIBA III°

La fase Margheri e il rientro di Terzani
Il nuovo progetto parte nel 2007 e la prima novità è il rientro del polistrumentista Roberto Terzani, a lungo con la band negli anni '90. Un anno più tardi viene ufficializzato il ritorno in attività della formazione che, oltre a al bassista e Renzulli, propone alla voce Filippo Margheri, giovane cantante toscano proveniente da un gruppo underground fiorentino: i Miir. Completa la formazione il batterista Pino Fidanza, ex Scaramouche.
I Litfiba scelgono la rete per ripresentarsi e lo fanno pubblicando, nel 2008, il videoclip dell'inedito "Effetti collaterali", e nel 2009 il Five on Line, un ep diffuso solo in formato digitale, composto da 5 pezzi registrati in presa diretta in sala prove: tre inediti ("Sepolto vivo", "Effetti collaterali 1.1" e "Terra di nessuno") e due da repertorio ("Animale di zona" e "Luce che trema"). Successivamente vengono pubblicate altre due canzoni in streaming: "La rabbia in testa" e "Sepolto vivo 2.0".
La band si scontra però con l'indifferenza dei media, nonché delle case discografiche, pertanto il progetto tramonta. Dopo aver annullato il previsto mini-tour estivo, i Litfiba si vedono costretti a terminare questa nuova fase. Nel novembre del 2009, il manager della band Pirelli annuncia lo scioglimento della band corrente ed una temporanea sospensione artistica del gruppo.

domenica 19 dicembre 2010

review

...e dopo aver servito in primis una meritata "pausa" a Ghigo, ha servito un antipasto da solista durato 10 anni.
Tornato a tavola e con un pò di appetito si è messo al suo posto, ha allacciato la cintura e messo il " santo " bavaglio antimacchia. Ha chiesto di ricominciare lo spettacolo da sole nero nonostante " lo stress ", ha accusato un lieve barcollamento che però con disinvoltura ha celato ai meno esperti e arena dopo arena, palazzetto dopo palazzetto, se li è divorati tutti, raggiungendo lo stadio pre-occupato da una parte dal Liga ( su e giu dal palco )e dall' altra dal veterano Vasco ( fronte del palco ).
P.S. alla fine di tutto ciò ci scappò un rutto o un magnifico SOLD OUT



estate 2010
 
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